Può sembrare uno dei tanti luoghi comuni ma, indipendentemente dalla fondatezza del solito studio condotto dall’altra parte del mondo (in Canada o negli States, proprio come nel caso in oggetto), chi non vorrebbe poter percorrere tutti i giorni il tragitto casa-lavoro nel sottobosco di sequoie secolari o aprire la finestra di casa (meglio se esposta a nord) e farsi abbracciare da grossi baobab? E invece, purtroppo, si “naviga a vista” tra strade più o meno trafficate, case più o meno alte, smog più o meno odoroso e, soprattutto in città, le poche aree verdi sono spesso espropriate dai padroni dei cani e dai ricordi dei cani che i padroni dei cani anziché ricordare dimenticano. Non che nel sottobosco di sequoie o sotto i baobab sia escluso che questi ci possano stare (limitato ai ricordi) ma se anche così fosse, pur senza l’avvallo di studi universitari, sarebbero con buona probabilità l’unico aspetto negativo (comunque fisiologico) di una cornice ambientale densa di natura e vita.