Piacevoli – o spiacevoli, in base ai punti di vista – coincidenze fanno mediaticamente incontrare, negli USA, Papa Francesco e il colosso Volkswagen. Il primo che, coerentemente con la recente e divina enciclica “Laudato Sì”, dichiara all’ONU: Qualsiasi danno all’ambiente è un danno all’umanità; la casa automobilistica tedesca che, andando in direzione opposta (e in contromano), è ormai certo aver manipolato la tecnologia di bordo di un numero indefinito di mezzi diesel da lei prodotti, con il fine di nascondere sotto il tappeto livelli di emissione di inquinanti agli scarichi di gran lunga superiori agli obiettivi disposti dalle normative americane (e mondiali?) di settore.
La condotta di Volkswagen, cui dà ulteriore risalto proprio il confronto mediatico tra “il diavolo e l’acqua santa”, offre molti spunti e pone altrettanti dubbi: che sia solo la punta dell’iceberg di un sistema adottato anche dalle altre case automobilistiche? Che sia l’occasione buona per voltare pagina dopo aver toccato il fondo e, finalmente, per sviluppare in modo serio e concreto valide alternative in sostituzione dei combustibili classici per autotrazione? Che sia fatta finalmente luce sulle “ombre” dei filtri anti-particolato (FAP) dei motori diesel e sulla loro gestione delle nanoparticelle?
Una cosa è certa: se anzichè a Volkswagen fosse capitato a FIAT (anzi a FCA), sarebbe l’ennesima e forse definitiva mazzata per l’Italia nel mondo (capiremo però solo con gli ulteriori sviluppi del caso se ciò possa essere escluso), il fatto che la Germania sia la prima della classe in Europa potrebbe invece davvero rappresentare una garanzia di successo in termini di svolta epocale verso la sostenibilità ambientale e il consolidamento sul mercato di vetture a metano, GPL, energia elettrica, idrogeno, …acqua.
Ultima provocazione: e se invece di Bergoglio avessimo ancora un Papa tedesco (Ratzinger)? …piacevoli – o spiacevoli, in base ai punti di vista – coincidenze.