Come spesso accade, ci siamo recentemente trovati ad affrontare il tema delle mitigazioni ambientali necessarie per confinare i potenziali impatti sulle componenti ambientali attesi, in questo specifico caso, dalla realizzazione di un nuovo intervento commerciale. Il focus era rappresentato dalla parte di perimetro del lotto che separa un’area esterna destinata a “servizi pubblici” e la corsia interna destinata al transito dei mezzi pesanti (per le, pur se contenute, fasi di approvvigionamento merci e allontanamento rifiuti/scarti dal supermercato).
La prima proposta progettuale ha inteso coniugare le contestuali esigenze di naturalizzazione del fronte esterno e di confinamento di rumorosità/emissioni di inquinanti atmosferici all’interno del sedime commerciale, in sintesi: una barriera acustica verticale artificiale fronte-strada (interna) in materiale eco-compatibile accompagnata, a ricopertura della superficie esposta verso l’esterno, da una cortina di essenze vegetali in vaso in grado di mascherarla e renderla una efficace “barriera verde”.
I confronti con gli enti in sede di conferenze istruttorie hanno portato ulteriori elementi di riflessione e rivalutazione di quanto proposto. Le diverse esigenze di tutela delle componenti ambientali che guidano i giudizi dei funzionari hanno però condotto a letture del tema a dir poco contrastanti:
- gli enti di protezione ambientale hanno apprezzato lo sforzo teso a minimizzare le potenziali interferenze sul contesto acustico e sulla qualità dell’aria richiedendo un puntuale dimensionamento e dettaglio esecutivo della barriera;
- il responsabile della vicina riserva naturale ha suggerito la messa in campo di una barriera verde con impianto a terra di essenze arboree/arbustive autoctone a carattere “massivo” ponendo però l’accento anche sulla necessità di ridurre la probabilità di schianto dei volatili e proponendo, quali possibili soluzioni, l’apposizione sugli elementi verticali di dissuasori ben visibili (la classica serie di adesivi neri raffiguranti rapaci) o, in alternativa, la completa rinuncia degli stessi elementi;
- da ultimo, il funzionario titolato alla tutela dei beni paesaggistici che, con l’obiettivo di non banalizzare il pregio architettonico del nuovo edificio commerciale in progetto, ha richiesto di eliminare completamente ogni elemento al confine (naturale e non) per consentire la piena fruibilità visiva delle forme e dei caratteri della nuova costruzione.
Poco successo ha avuto la seconda proposta progettuale che pretendeva di riorganizzare radicalmente la prima, cercando di fare sintesi dei diversi punti di vista. Ciò attraverso la conferma di una cortina vegetazionale arborea/arbustiva (pur se non necessariamente con l’effetto massivo di “muraglia-verde”) e nel contempo prevedendo una retrostante barriera strutturale verticale opaca (nella parte bassa) sormontata da elementi trasparenti ricurvi verso l’interno (nella parte alta) tesi a contenere le possibili forme di inquinamento e a consentire una significativa percezione visiva del retrostante edificio (a doppia altezza) con una netta riduzione dell’effetto “schianto-volatili”.
Il responso finale da parte del funzionario su tutti più titolato è stato: l’edificio ha caratteristiche assai ragguardevoli quindi non deve assolutamente essere occluso alla vista, da nessuno dei quattro lati (su due era già previsto libero – ndr); il rumore potrà essere mitigato con corselli insonorizzanti a terra e flora-fauna rappresentano tematiche secondarie rispetto ai valori del paesaggio.
Peccato per l’assenza di una visione globale dell’ambiente e delle sue esigenze che, in cambio dei necessari compromessi, avrebbe potuto davvero coniugare, già in fase istruttoria, il rispetto di tutte le componenti ambientali e la tutela della salute umana.
Fortunatamente il decisore è un terzo soggetto, indipendente, chiamato a raccogliere le proposte del proponente e i pareri degli enti con l’obiettivo di giungere ad una motivata sintesi.