Sappiamo che corriamo il rischio di essere considerati dei provocatori. In ogni caso, non per provocazione ma per convinzione, la nostra idea è già stata avanzata al Dott. Roberto Moreni in persona (nominato il 17 giugno 2015 Commissario Straordinario per il SIN Brescia-Caffaro con Decreto del Ministro dell’Ambiente) in occasione di un suo recente incontro con la Commissione Ambiente Ecologia dell’Ordine degli Ingegneri di Brescia. La reazione non può definirsi incoraggiante ma, si sa, tutte le idee rivoluzionarie (del sistema) possono avere un effetto destabilizzante.
In effetti può sembrare, a prima vista, una proposta in controtendenza, politicamente scorretta, poco populista e altrettanto poco “green”, anche alla luce delle battaglie ambientaliste e del “fattore di pressione” per gli impatti cumulativi delle discariche che ha già portato ai primi diverbi istituzionali tra Regione Lombardia/TAR Milano. A nostro avviso è invece una proposta concreta, che offre spunti di progettualità per poter gestire, sia pure dichiaratamente in regime “straordinario”, almeno parte delle criticità che la nostra città ha ereditato dopo un secolo di attività industriali, cercare una volta per tutte di risolverle, in modo definitivo, a cominciare dalle più importanti e prioritarie. Concretezza di cui si sente assolutamente bisogno dopo anni di indagini, approfondimenti e studi che hanno consentito di mettere a fuoco in modo impeccabile i problemi del caso Caffaro.
Ponendo la proposta in forma interrogativa: “Perché le istituzioni bresciane (politiche, aministrative e tecniche), coordinate da Commissario/Ministero, non valutano la possibilità di allestire una discarica controllata ad hoc sul territorio comunale per potervi conferire i terreni contaminati, o almeno quelli provenienti dalle aree più critiche della città?”
Incipit. L’idea è quella di un intervento programmato (VAS), progettato (VIA), gestito (AIA) e post-gestito (monitoraggi) con la più ampia partecipazione pubblica possibile (non solo in termini di democrazia/trasparenza ma anche e soprattutto in termini finanziari-realizzativi-gestionali).
Spunti per la localizzazione. La localizzazione più vocata – logisticamente baricentrica – è attualmente libera e lontana dalle residenze, presenta destinazioni d’uso/urbanistiche compatibili ed è rappresentata dai terreni non edificati del quadrante sud-ovest della città, a valle del SIN, interclusi tra la zona produttiva della Noce e il corridoio A4/tangenziale. Proprio la, dove i media comunicano essere stata da poco proposta/scartata una delle possibili localizzazioni per il nuovo eliporto del soccorso sanitario 118 (che, se ripresa potrebbe invece utilmente rappresentare l’effetto leva, e perchè no, reciproco, qualora i due progetti di pubblica utilità venissero coordinati). Proprio la, nelle immediate vicinanze delle c.d. “ex-discariche di via Caprera” (nord e sud), originariamente cave di prestito di sabbia e ghiaia, quindi prive di impermeabilizzazioni su fondo/pareti e storicamente poi ritombate con rifiuti – anche industriali – fino a piano campagna – oggi superficialmente inerbite e, a occhio nudo, integre – ritombamenti già a tutti noti poiché amministrativamente anch’essi ricompresi nel SIN Brescia-Caffaro, pur giacendo all’esterno del suo perimetro; ritombamenti già caratterizzati nel contenuto dal Comune e sotto il controllo di ARPA-Ministero in occasione delle campagne di monitoraggio della falda.
Spunti per il progetto. Una delle poche variabili di progetto (la volumetria del corpo di discarica) potrebbe essere commisurata agli obiettivi di bonifica, anche per step successivi, se necessari/previsti (il modello concettuale indica mediamente in 35-50 cm lo spessore superficiale contaminato): maggior terreno da bonificare significherebbe maggior volume da destinare a discarica, quindi maggior terreno da scavare per allestire il corpo di discarica, che potrebbe essere riutilizzato per rimpiazzare quello contaminato asportato (tendenzialmente un “ciclo chiuso”: terreni contaminati>discarica>terre e rocce>ripristino scavi). L’impegno tecnico, amministrativo e economico richiesto sarebbe in massima parte concentrato nella fase progettuale-autorizzativa-preparatoria del bacino: in fase di gestione la pratica del “conferimento” è a dir poco banale se sottoposta ai dovuti controlli, con costi quasi esclusivamente riconducibili alle altrettanto banali operazioni di scavo, carico, trasporto e scarico (in questo caso “a km zero”, come va oggi di moda nel settore “bio-food”: problema della città, risolto all’interno della città).
In termini realizzativi, rispetto ad altri impianti industriali, la tecnologia richiesta per l’approntamento di una discarica controllata è semplice e ormai consolidata. Anche economicamente il business fiorito negli anni indica investimenti con facile e veloce rientro; nel caso proposto, l’investimento sarebbe filantropico, senza fini di lucro poichè pubblico e con la possibilità – a questo punto concreta vista la concretezza dell’opera – di poter disporre dei finanziamenti del Ministero dell’Ambiente, ormai definibili mitici per le note vicende. In effetti, come sanno bene Amministratori, imprenditori e cittadini temerari, gli unici interventi sino ad ora avviati da Comune/privati per bonificare fazzoletti di città a costi astronomici si sono sempre concretizzati …nell’asportazione e conferimento a smaltimento/recupero (NB i costi sono dettati da domanda/offerta del mercato, la proposta in oggetto può esulare da ciò se realizzata e condotta a titolo pubblico).
E infine se l’opera potesse vantare i pregi di essere progettata in modo strategico e essere dimensionata con lungimiranza:
– al termine dei conferimenti (come noto temporanei) e della sigillatura superficiale potrebbe portare alla restituzione degli usi legittimi del nuovo piano di campagna con molteplici/svariate possibili destinazioni tra cui, perché no, il bosco planiziale da altri già proposto in passato;
– potrebbe far cogliere l’occasione di bonificare anche le due ex discariche di cui sopra (a “km sottozero”), che rappresentano uno dei problemi “accessori” al SIN ma non per ciò meno sostanziali del SIN stesso, senza dimenticare che anche il sedime della ex “Industria Caffaro” di Via Milano dovrà prima o poi essere bonificato, visto che le più elevate concentrazioni di contaminanti nei terreni si rilevano proprio lì.
Insomma, un intervento a carattere straordinario che dimostrarerebbe, ancora una volta, la capacità dei bresciani di rimboccarsi le maniche per risolvere – più o meno da soli – e con concretezza i propri problemi, anche a costo di sacrificare nuovamente, ma una volta tanto per giusta causa, parte del prezioso territorio non edificato, o quantomeno del suo sottosuolo. Una straordinaria occasione per dare una vera svolta alle ormai annose vicende del SIN Brescia-Caffaro.
Nella speranza che il Commissario Straordinario ritenga utile poter rivalutare i pro e contro della nostra proposta e con la massima disponibilità da parte di TEAM PA al confronto e approfondimento di questi spunti.